Il noleggio degli abiti: sostenibile o impattante per il Fashion?

Le piattaforme per noleggiare vestiti sono un altro fenomeno che si sta facendo strada, ma non tutti sono d’accordo sulla loro sostenibilità.

Non facciamo in tempo a commentare il successo del second hand che una nuova tendenza, per certi versi affine, si guadagna le luci della ribalta. I pareri sulle piattaforme di noleggio abiti non sono però uniformi come avviene in altri casi.

Il decollo del noleggio abiti nella Moda

Anche se si tratta di una tendenza partita anni fa, è proprio ora che il noleggio dei vestiti si sta affermando con decisione. In Italia, ad esempio, questa scelta funziona particolarmente bene per gli abiti da matrimonio. Si tratta inoltre di una pratica considerata sostenibile: tema attualmente molto caro al Fashion & Luxury, come notavamo in un nostro recente articolo.

Sull’inquinamento generato dall’industria della Moda sono infatti usciti nuovi dati prodotti da McKinsey. Secondo la celebre multinazionale di consulenza, il settore tessile è responsabile dell’immissione di 2,1 miliardi di tonnellate di gas serra, pari al 4% del totale a livello globale. Ben vengano dunque pratiche alternative di stampo ecologico.

Drip: la piattaforma 100% italiana per il noleggio di streetwear

In un fresco caso di successo, la sostenibilità si sposa comunque con la convenienza economica. Parliamo di Drip, la prima piattaforma 100% italiana per noleggiare abbigliamento e accessori, sia streetwear che high fashion, attraverso un abbonamento mensile.

Lanciata lo scorso luglio, la community si rivolge soprattutto a Millenial e Gen Z con un obiettivo preciso: consentire loro di indossare capi che non potrebbero permettersi, ottenendo prodotti spesso realizzati in quantità limitate. Dopo aver scelto uno o più articoli disponibili sulla piattaforma, è possibile riceverli a casa e sostituirli con altri, nell’ottica dell’economia circolare.

Lo studio finlandese: il noleggio di vestiti e il suo impatto climatico

Tutto rose e fiori dunque? Per i ricercatori finlandesi della Lut University in realtà non proprio. Secondo uno studio del rinomato istituto di tecnologie, il noleggio avrebbe infatti il più alto impatto climatico tra i comportamenti orientati al green, ovvero: ridurre gli acquisti, riutilizzarli più a lungo prima di disfarsene, rivenderli come usato, riciclarli per altri usi o in modalità di smaltimento.

Lo studio ha seguito un paio di jeans in diversi usi, esaminando i punti chiave di impatto lungo la catena tra cui produzione, consegna, utilizzo, fine del ciclo di vita e produzione alternativa. I ricercatori hanno quindi confrontato il riscaldamento globale possibile in ciascun caso d’uso: da qui è emerso come il noleggio abbia il più alto impatto dovuto alla consegna.

I fondatori di start-up di noleggio ribattono che la loro attività necessita senza dubbio di un esame accurato per diventare più “verde”, ma che si tratta in ogni caso di una pratica positiva per incoraggiare le persone a non buttare via gli abiti.

Altri rilevano che lo studio finlandese si basa sul presupposto che i clienti guidino fino a un chilometro e mezzo in auto per ritirare i vestiti, quando in realtà le imprese in questione fanno spesso affidamento sui postini. Molte aziende del settore, inoltre, stanno optando per partner di consegna a emissioni zero, compensazione del carbonio e modelli peer-to-peer iper-locali.

Il dibatto è insomma aperto. Non sappiamo ancora a chi verrà data ragione, ma rimaniamo con una certezza: che si tratti di acquisto o noleggio, di commercio on-line o off-line, Custom ha sempre la soluzione giusta per il mondo del Retail.

Pubblicato il 21/09/2021 in Tendenze & Mercati

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